Crudismo: dieta crudista pro e contro

dieta crudista pro e contro

dieta crudista pro e contro
Il cibo, una volta cotto, perde una grande quantità di micronutrienti, enzimi e “forza vitale”. Ma è davvero sempre meglio un alimento crudo rispetto a quello cucinato? Come sempre, il miglior comportamento sta a metà strada.

È noto a tutti che le proprietà dei cibi (sapore, odore, aspetto) sono profondamente modificate dalla cottura. Soprattutto il profilo nutritivo: molte vitamine e sali minerali si degradano alle alte temperature. Quindi, meglio il cibo crudo?
Sulla frutta, non ci sono dubbi: non ci sono controindicazioni a consumare i frutti senza cuocerli (a parte lavarli con cura se vogliamo assaporarli con la buccia).
Una macedonia di frutta accompagnata da un bicchiere di latte a colazione e poi, ancora frutta a metà mattina e a metà pomeriggio negli spuntini fa bene alla salute.

Lo stesso si può dire per molta verdura: rinfresca, disseta, idrata tessuti, aiuta a combattere i radicali liberi perché è ricca di antiossidanti. Un’insalata con pomodori, carote, cetriolo e finocchi crudi è ad esempio ottimale. Attenzione però, per essere davvero salutari gli ortaggi vanno tagliati sempre all’ultimo momento e a fette non troppo sottili. Si riduce così al minimo la perdita di vitamine e minerali dovuta all’ossidazione da parte dell’aria.

Aglio e olio extravergine a crudo fanno bene al cuore

L’aglio fa bene al cuore, ma per trarne i maggiori benefici sarebbe bene mangiarlo crudo. Le sue azioni salutari non sono infatti legate soltanto all’elevato contenuto in antiossidanti, ma anche all’acido solfidrico di cui è ricco: una volta ingerito, aiuta a dilatare i vasi migliorando il flusso sanguigno. Il tutto a vantaggio del cuore.
Gli esperti spiegano che l’acido solfidrico, presente soprattutto quando l’aglio è fresco, diminuisce notevolmente se cucinato e trattato: il metodo migliore per utilizzarlo è quindi semplicemente schiacciato, e non tritato.

Anche l’olio extravergine di oliva va consumato crudo per beneficiare di tutte le sue azioni positive: stimola la digestione favorendo la secrezione di bile e la produzione di enzimi digestivi, aumenta la frazione di colesterolo buono (HDL) e ha proprietà antiossidanti, proteggendo così dalle malattie cardiovascolari.

Quando i cibi cotti sono meglio

Esistono cibi che, se consumati crudi, possono addirittura essere dannosi.
I cereali (come avena, grano saraceno, riso, farro), alcune leguminose (come lenticchie, fagioli, ceci), melanzane e patate crude, per esempio, sono immangiabili e indigesti: il calore trasforma gli amidi in carboidrati più semplici e le proteine in frammenti più solubili, rendendoli adatti alla digestione.

Cereali e legumi si possono mangiare crudi solo se si lasciano germogliare: il processo di germinazione oltre a renderli teneri e gustosi, li arricchisce in vitamine, enzimi, oligoelementi, aminoacidi essenziali e zuccheri semplici, di facile digestione e assimilazione.
Al contrario, è meglio evitare i semi germogliati delle solanacee come melanzane e patate, perché ricchi di solanine, sostanze tossiche che danneggiano l’apparato digerente e il sistema nervoso. Ad alte dosi possono anche dare vomito, dolori addominali, disturbi gastrointestinali, mal di testa, vertigini, confusione mentale.

Bietole, coste, fagiolini, spinaci sono invece decisamente più salutari se cotti: il calore riduce il contenuto di acido ossalico, un composto che si combina con diversi minerali come ferro, magnesio e calcio, impedendone l’assorbimento. E poi, la cottura rende più morbide le cellule vegetali, favorendo la liberazione di carotenoidi e antiossidanti. In questo modo l’intestino li assorbe meglio.

Carne, pesce, uova e latte solo freschissimi e di provenienza certa

Carne, pesce, uova e latte devono anzitutto essere freschi e di provenienza sicura. Inoltre, soltanto con il calore della cottura (o della pastorizzazione nel caso del latte) è possibile eliminare o ridurre eventuali contaminazioni batteriche.
Anche nelle uova possono esserci batteri: il loro guscio è poroso e, quindi, i microrganismi possono entrare. L’uovo è comunque preferibile cotto, poiché l’avidina (inattivata con il calore) non permette all’organismo di assimilare la vitamina H1, peraltro presente nel tuorlo.

I più rischiosi restano i frutti di mare crudi, facilmente contaminati da batteri e virus. Possono perfino contenere i temibili virus dell’epatite A.
Le ostriche possono a volte essere contaminate da alghe che generano tossine molto nocive, difficili da eliminare anche con la cottura.

Per quanto riguarda il pesce crudo, tanto di moda nei sushi bar, l’insidia maggiore si chiama Anisakis. È un parassita che vive nell’intestino dei pesci e può anche trovarsi nelle loro carni. Se ingerito può causare disturbi, a volte gravi. Per questo la legge prevede l’obbligo del congelamento per 24 ore a 20 gradi sotto zero di tutto il pesce destinato a essere mangiato crudo.

Tonno e alici crudi possono invece provocare la cosiddetta sindrome sgombroide. Succede quando il pesce non viene eviscerato subito: i batteri proliferano innescando processi di degradazione producendo istamina. Il risultato è davvero poco piacevole: nausea, rossori, prurito, crampi addominali.

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