Sintomi ipertensione arteriosa: diagnosi e cura. Valori pressione arteriosa e analisi delle urine

L’ ipertensione arteriosa contribuisce ad aumentare il rischio di problemi cardiovascolari. I valori della pressione sanguigna indicano l’ intensità della forza che la circolazione del sangue esercitata sulle pareti delle arterie. Quando la pressione è costantemente più alta della norma (ipertensione), aumenta la possibilità di malattie cardiovascolari. Più alto è il valore della pressione arteriosa, maggiore è il rischio per la salute, tanto che riuscire ad abbassare anche di 2 millimetri di mercurio la pressione massima può ridurre del 7% il rischio di infarto o altri problemi cardiovascolari, e può diminuire del 10% il rischio di ictus.

Sono molti gli italiani col problema dell’ ipertensione arteriosa, molti di loro però non sanno di averlo.

Diagnosi dell’ ipertensione: la misurazione della pressione arteriosa e l’ analisi delle urine

Per la diagnosi medica dell’ ipertensione, ma anche per verificare l’ efficacia delle cure, è indispensabile la misurazione della pressione sanguigna, che oggi non è più affidata esclusivamente allo sfigmomanometro (così si chiama il misuratore di pressione sanguigna). Se per la diagnosi viene ancora considerata valida la misurazione da parte del medico nel suo ambulatorio, negli ultimi anni altre metodiche di rilevazione della pressione (come quella autonoma a casa o comunque fuori dall’ ambulatorio medico) e il monitoraggio dei valori nell’ arco delle 24 ore, sono diventate sempre più importanti e valide, oltre che più affidabili grazie all’ evoluzione tecnologica delle apparecchiature. Proprio l’ incrocio dei dati ottenuti con questi diversi metodi di misurazione è la via migliore per controllare al meglio la pressione.

L’ AUTOMISURAZIONE DELLA PRESSIONE SANGUIGNA
Le misurazioni domiciliari aiutano a confermare la diagnosi di ipertenzione, escludendo l’ aumento dei valori che alcune persone manifestano alla presenza del medico, e servono anche per verificare l’ efficacia delle cure in modo costante. Così come ognuno ha in casa un termometro per misurare la temperatura corporea, esiste anche un apparecchio per la misurazione della pressione che va usato a maggior ragione chi soffre di ipertensione: la pressione sanguigna deve infatti essere controllata 3-4 volte alla settimana.

IL MONITORAGGIO DELLA PRESSIONE SANGUIGNA NELLE 24 ORE
Il monitoraggio nell’ arco delle 24 ore si esegue con specifici bracciali da indossare durante lo svolgimento delle normali attività di una giornata. Sempre più prescritto dai medici, permette di rilevare la pressione a intervalli prestabiliti e personalizzati (per esempio ogni 15 minuti di giorno e ogni mezz’ora di notte), registrando l’ ndamento nell’ arco della giornata e le sue singole fasi, fornendo una serie di valori utili allo specialista, dalla diagnosi alla verifica dell’ efficacia dei trattamenti per l’ ipertensione. Questo tipo di monitoraggio permette di scoprire eventuali picchi o un’ ipertensione “mascherata”, quella cioè che si manifesta solo fuori dallo studio medico e che altrimenti non verrebbe mai diagnosticata. Il monitoraggio serve anche a verificare la presenza del calo fisiologico notturno o, ancora, la presenza di un eccessivo calo di pressione legato ai farmaci.

L’ ANALISI DELLE URINE
Le più recenti linee guida europee sull’ ipertensione prevedono anche la misurazione della microalbuminuria come esame medico da fare sia per la prima diagnosi che per tutta la durata della cura dell’ ipertensione. Con un semplice esame delle urine si verifica la presenza di eventuali piccoli quantitativi della proteina albumina, presenti nel 25-30% degli ipertesi e nel 66% dei malati di diabete. Questo esame permette di scoprire un eventuale danno ai vasi sanguigni che non dà sintomi e aiuta a valutare l’ efficacia delle cure per l’ ipertensione e l’ eventuale presenza di complicanze.

I valori dell’ ipertensione arteriosa

Prendendo in considerazione i valori rilevati con la misurazione nell’ ambulatorio medico, oggi un adulto tra i 20 e i 60 anni si considera iperteso se:
– ha una pressione arteriosa superiore a 140/90 millimetri di mercurio (mmHg) e non ha altri fattori di rischio
– ha una pressione arteriosa superiore a 130/80 millimetri di mercurio (mmHg) e soffre di diabete, malattie renali o altri disturbi.

Per la misurazione autonoma a casa, invece, il valore limite è leggermente inferiore: intorno a 135/85 anche per chi non ha fattori di rischio, perché in genere fuori dallo studio medico i valori della pressione arteriosa sono più bassi.

Sono diversi infine i valori di riferimento nel caso di un monitoraggio della pressione arteriosa nell’ arco di 24 ore:
– la media delle misurazioni diurne (effettuate di giorno) in una persona ipertesa è superiore a 135/80
– la media delle misurazioni notturne (effettuate di notte) è superiore a 120/70
– la media di tutte le 24 ore di monitoraggio è superiore a 130/80.

Per quanto riguarda il monitoraggio della pressione arteriosa nelle 24 ore, è fondamentale che il medico non si limiti alla media giornaliera, poco utile ai fini della diagnosi, ma che osservi e valuti il profilo giornaliero globale della pressione arteriosa, proprio per individuare eventuali variazioni significative.

Cura dell’ ipertensione arteriosa

I FARMACI
Una volta diagnosticata l’ ipertensione, per tenere sotto controllo i valori della pressione arteriosa un solo farmaco spesso non basta, soprattutto in chi ha valori molto alti, superiori a 170/90. Nella maggior parte dei casi occorre assumere da subito almeno due tipi di farmaci diversi e (nel 15-20% dei casi) anche tre farmaci diversi. Questo ostacola enormemente le cure contro l’ ipertensione e la loro prosecuzione corretta nel tempo, tanto che solo il 29% degli ipertesi in cura (quindi circa 3 su 10) segue correttamente il trattamento. Senza dimenticare che spesso queste stesse persone assumono anche altri medicinali, per esempio contro il diabete.

Per questo motivo negli ultimi anni sono state proposte associazioni fisse di farmaci, cioè combinazioni di più principi attivi in una sola compressa: permettono di ridurre il numero di pastiglie da prendere nella giornata, anche se rendono più rischiosa l’ eventuale dimenticanza. La combinazione di più principi attivi contro l’ ipertensione in una sola compressa aiuta i malati a seguire in modo corretto la cura in un tempo prolungato, aiuta anche a tenere sotto controllo la pressione arteriosa in modo più efficace e ad evitare eventuali complicanze.

Il trattamento di cura dell’ ipertensione è personalizzato. Le combinazioni di principi attivi sono infatti disponibili in dosaggi diversi dell’ una o dell’ altra molecola, in modo da permettere una cura piuttosto flessibile e adatta ad ogni singolo caso.
Attualmente sono disponibili queste combinazioni:

  • ACE INIBITORI che bloccano la produzione di angiotensina, sostanza che, in persone sane, aiuta a mantenere i livelli di pressione arteriosa nella norma, mentre negli ipertesi determina un restringimento dei vasi sanguigni + DIURETICI che migliorano lo smaltimento degli eccessi di sale e liquidi attraverso i reni, riducendo il volume del sangue
  • ACE INIBITORI + CALCIO ANTAGONISTI che riducono la tensione della muscolatura delle pareti arteriose
  • BETA BLOCCANTI che fanno abbassare la pressione agendo sulle terminazioni nervose che stimolano il restringimento delle arterie + DIURETICI
  • ARBs, detti anche antagonisti dell’ angiotensina-II o sartani che bloccano l’ azione dell’ angiotensina) + CALCIO ANTAGONISTI

Non è ancora disponibile l’ associazione BETA BLOCCANTI + ACE INIBITORI, mentre sarà presto disponibile anche in Italia (lo è già negli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei), la triplice combinazione ARBs + CALCIO ANTAGONISTI + DIURETICI.

L’ INTERVENTO CHIRURGICO
Per chi ha una pressione arteriosa superiore a 160/100 e risulta resistente alla cura con almeno tre differenti farmaci antipertensivi, oggi esiste un’ alternativa: si chiama denervazione dell’ arteria renale ed è un intervento innovativo che prevede l’ ablazione (rimozione) dei nervi renali simpatici che circondando l’ arteria renale» spiega Volpe. Il sistema nervoso simpatico non solo controlla gli stimoli che dal cervello vanno al rene, ma anche quelli che dal rene vanno al cervello. In pratica, in caso di ipertensione si verifica un’ iperattività dei nervi, che a sua volta alimenta l’ ipertensione, in un circolo vizioso che la denervazione punta a spezzare. Con un catetere, introdotto nell’ arteria femorale attraverso una piccola incisione sulla pelle, si raggiunge l’ arteria renale e da questa, con una radiofrequenza, si asportano i nervi circostanti. L’ intervento sta sempre più prendendo piede e gli studi attuali ne dimostrano efficacia e sicurezza. Questo tipo di intervento chirurgico viene effettuato nei casi in cui l’ ipertensione è davvero severa e non risponde alle cure con i farmaci.

Per ulteriori informazioni, sito internet: siia.it
Società italiana dell’ ipertensione arteriosa (Siia).

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