Per chi soffre di pressione alta, attenzione alle località di montagna sopra i 1500 metri per le vacanze

Chi soffre di pressione alta ed è da poco in cura con un antipertensivo, può avere qualche timore sul luogo migliore per programmare le proprie vacanze. Con l’ arrivo della primavera e della bella stagione infatti, chi può si concede qualche giorno per una vacanza “fuori porta”. Rischi reali non ce ne sono per chi soffre di pressione alta. Ma si può avere qualche disagio solo se si sceglie di soggiornare stabilmente in montagna sopra i 1500 metri o se, facendo delle escursioni in funivia, si compiono bruschi “salti” di altitudine (passando, per esempio, dai 900 ai 2500 metri di un rifugio). In questo caso, chi soffre di pressione alta può andare incontro a quel vago malessere che gli americani chiamano dizziness: senso di stordimento e di “testa vuota”, come un leggero capogiro che sconfina nella vertigine. Che fare in questi casi ? In gita in alta quota, l’ unica cosa da fare è scendere subito a valle, mentre se si soggiorna in modo “fisso” sopra i 1500 metri (e il malessere permane dopo i primi giorni di acclimatamento) occorre consultare per telefono il proprio medico o cardiologo. Il medico infatti in questi casi di solito suggerisce di associare all’ antipertensivo un altro farmaco di categoria differente, da prendere per tutta la durata del soggiorno in montagna. Ci sono infatti almeno sei classi di molecole da scegliere che il medico prescrive e che potenziano l’ effetto della compressa abituale per la pressione alta.

Se, invece, si programmano le vacanze al mare, in una località molto calda, chi soffre di pressione alta può andare incontro al problema opposto. Le alte temperature, infatti, inducono vasodilatazione e abbassano la pressione. Se, misurando la pressione tre volte, si nota che quella alta scende sotto i 100, si può dimezzare la dose dell’ antipertensivo abituale, se il medico da l’ ok.

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