Autolesionismo, tagli, ferite. Come smettere di farsi male
di Redazione
08/01/2015
L' autolesionismo è un fenomeno nascosto che consiste nel procurarsi volontariamente ferite con graffi, tagli o bruciature. Può verificarsi durante l' adolescenza.
Autolesionismo: cos'è
È un comportamento mirato ad infliggersi ferite o procurarsi un dolore anche molto acuto. Non è la ricerca della sofferenza in quanto tale, né una sorta di volontà suicida, ma l' autolesionismo è piuttosto la necessità di trasferire sul corpo un dolore che si agita nel profondo dell'animo. Procurarsi un dolore fisico o delle ferite diventa un mezzo per interrompere un flusso di pensieri o di emozioni negative oppure per bloccare ricordi dolorosi. Si crede erroneamente che chi soffre di questo disagio ami procurarsi dolore. Al contrario, chi si ferisce volontariamente vuole smettere di soffrire: la ferita fisica serve ad interrompere un dolore emotivo insopportabile. L' autolesionismo è frequentemente associato a disturbi della personalità (soprattutto borderline) e a disturbi del comportamento alimentare (soprattutto bulimia). In alcuni casi i gesti di autolesionismo vengono ostentati (cioè esibiti e mostrati) per comunicare un malessere e richiamare l' attenzione. In questi casi è importante non fare finta di nulla, ma accogliere la richiesta di aiuto. Chi invece nasconde accuratamente i comportamenti di autolesionismo e i segni delle ferite autoinflitte, è molto più difficile da aiutare. Ma il disagio che sta vivendo emerge anche da altri segnali che si possono vedere: la solitudine, l' isolamento, la sofferenza, un umore sempre triste ed ombroso, o anche un carattere fortemente impulsivo. Ci sono molti luoghi comuni da sfatare e stereotipi infondati sull' autolesionismo. Il primo di questi è che la persona che si fa del male ha subito un abuso. Non è necessariamente così: chi è stato maltrattato o molestato può a volte esprimere il proprio disagio anche così, ma non è assolutamente detto che i comportamenti di autolesionismo siano sempre conseguenza di abusi. Il piercing o altre pratiche di moda tra i giovani sono spesso considerati comportamenti di autolesionismo: non è vero, perché non sono indirizzati ad esprimere una sofferenza, ma solo ad abbellire il corpo dal punto di vista estetico.Autolesionismo: cosa fare
Se ci si accorge che un amico o un figlio si ferisce volontariamente, bisogna distinguere gli atti episodici dal comportamento ripetuto. Si parla di un comportamento reiterato (ripetuto) quando si superano i 5 atti di autolesionismo. Bisogna quindi capire se si tratta di un episodio isolato o di un'abitudine. I genitori presi dall'ansia spesso drammatizzano la cosa. Invece occorre mantenere la calma e cercare il dialogo. Se non si tratta di un' occasione isolata, si può parlare con uno psicologo o con uno psichiatra. La cosa più importante è evitare il rimprovero e cercare di comprendere che cosa è successo e perché. Colpevolizzare può indurre la persona a ripetere il comportamento autolesionista di nascosto.Autolesionismo: come smettere di farsi del male
I comportamenti di autolesionismo si curano con la psicoterapia. Lo psicologo aiuta la persona ad esprimere e incanalare la rabbia in modo più efficace, insegnando che farsi del male non è l'unica strategia possibile per gestire il dolore. La psicoterapia aiuta la persona a trovare modalità di comportamento e di comunicazione del disagio più utili per la cura dell' autolesionismo.Articolo Precedente
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