Disfunzioni della tiroide e ipotiroidismo: sintomi, diagnosi e cura ipotiroidismo (ridotta funzionalità della tiroide)
di Redazione
11/08/2010
Tra le malattie della tiroide, l' ipotiroidismo (ridotta funzionalità della tiroide) è una disfunzione in costante aumento anche tra le giovani donne. Spesso, però, i sintomi dell' ipotiroidismo vengono attribuiti allo stress: senso di stanchezza cronica, tendenza ad ingrassare, ritenzione idrica, occhi gonfi al risveglio, stitichezza, pelle pallida e secca, capelli radi o aridi e tendenza a soffrire di depressione e di malinconia sono alcuni dei sintomi più comuni dell' ipotiroidismo. Tutti questi disturbi, che spesso sembrano apparentemente non correlati, possono invece avere un' origine comune: l' ipotiroidismo, una patologia che spesso non viene prontamente diagnosticata. I sintomi dell' ipotiroidismo vengono infatti definiti "aspecifici" perché non tipici ed esclusivi dell' ipotiroidismo.
DAI SINTOMI DELL' IPOTIROIDISMO ALLA DIAGNOSI: le analisi mediche
Se c'è il sospetto che la tiroide (la ghiandola alla base del collo che regola il metabolismo) funzioni un pò a rilento, è bene rivolgersi al medico di base per farsi prescrivere un semplice esame del sangue. L' esame medico serve a dosare la concentrazione degli ormoni tiroidei: il TSH (l' ormone tireotropo o tireostimolante), la T3 e la T4. Se dalle analisi l' ipotiroidismo è confermato, il TSH avrà valori altissimi, mentre gli altri due (T3 e T4) saranno sotto la norma, a riprova di una tiroide divenuta pigra che lavora meno di quanto dovrebbe. Per quanto riguarda la causa di questa ridotta funzionalità della tiroide (ipotiroidismo), nelle donne giovani sotto o intorno ai 40 anni si assiste spesso ad una progressiva "inattivazione" del tessuto tiroideo ad opera di anticorpi prodotti dal proprio organismo che, anziché combattere contro un nemico reale, si scagliano contro la tiroide. Tale malattia, chiamata tiroidite di Hashimoto (dal nome del suo scopritore) o tiroidite cronica autoimmune, viene accertata dalla presenza nel sangue di specifici anticorpi. Un' ulteriore conferma viene dall' esame ecografico che rivela una tiroide ingrossata, spesso già rilevabile alla palpazione, con caratteristiche precise ben diverse dal comune "gozzo" (un' altra forma di ipotiroidismo legata ad una carenza endemica di iodio e che, grazie alla maggiore diffusione del sale iodato, è in progressivo calo). Se si soffre di tiroidite cronica autoimmune, occorre inoltre fare attenzione alla comparsa di "cistine" e rigonfiamenti (che danno un senso di oppressione) alla base del collo. In questa forma di ipotiroidismo, infatti, è facile riscontrare la presenza di noduli, la cui natura va sempre indagata. Fino a poco tempo fa l' unico modo per ricevere delle risposte certe riguardo alla natura benigna o maligna dei noduli era fare l' esame citologico dopo aver eseguito l' agoaspirato. Oggi, invece, per fugare ogni dubbio c'è un nuovo esame: l' elastosonografia, una specie di ecografia che analizza il grado di elasticità del tessuto nodulare. Se il tessuto del nodulo è "elastico" ha un' altissima probabilità di essere un nodulo benigno.CURA DELL' IPOTIROIDISMO: la terapia medica
La cura dell' ipotiroidismo consiste nel compensare le carenze del principale ormone tiroideo, ripristinando nel sangue e nei tessuti le normali concentrazioni. A tale scopo viene prescritta una dose giornaliera di levotiroxina, corrispondente appunto alla T4, da prendere al mattino (rigorosamente a digiuno). La durata della cura varia in base alla tiroide rimasta funzionante, e va da un minimo di diversi mesi a un trattamento sostanzialmente cronico, in caso di compieta assenza dell' attività tiroidea. Va però precisato che non è sempre facile azzeccare la giusta dose al primo colpo, per questo occorre controllare la concentrazione degli ormoni nel sangue a distanza di 3-4 mesi dall' inizio del trattamento per ricalibrare la dose, programmando poi dei controlli annuali per verificare l' efficacia della cosiddetta dose di mantenimento. Infine, va ricordato che alcuni alimenti e farmaci possono interferire con l' assorbimento di levotiroxina, tra questi i più diffusi sono i cibi a base di fibre integrali e di soia, i farmaci prescritti per combattere l' acidità gastrica, nonché gli integratori contenenti sali di calcio e di ferro. In genere, la dose della terapia per la tiroide con levotiroxina viene calcolata dall' endocrinologo secondo una formula matematica: 1,6 ug di ormone tiroideo per ogni chilo di peso corporeo. In realtà, uno studio condotto dal Dipartimento di endocrinologia dell' Università di Pisa (pubblicato su The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism) dimostra come sia più corretto calcolare la dose non tanto in base al peso "in toto", quanto in base all' indice di massa magra. I muscoli, infatti, "consumano" molta più levotiroxina rispetto al tessuto adiposo. Per conoscere la composizione del peso corporeo e il rapporto tra massa grassa e muscolatura (massa magra), bisogna fare un esame: la bioimpedenziometria.Redazione