Malattie genetiche: quali sono le più diffuse?

Malattie genetiche-Sindrome di Pompe

Le malattie genetiche sono causate da mutazioni o alterazioni del DNA: possono essere acquisite, come avviene nella maggior parte dei tumori, oppure ereditarie, se l’alterazione del DNA viene trasmessa alle generazioni successive.
Ognuno di noi è portatore di centinaia di mutazioni del DNA, che spesso causano malattie ereditarie.
L’ereditarietà è infatti un fattore determinante nella trasmissione delle malattie genetiche: può essere così forte che molte malattie genetiche possono essere fatte risalire a generazioni precedenti, passando dai nonni ai genitori ai figli.
Malattie genetiche-Sindrome di Pompe

Quali sono le cause delle malattie genetiche?

Le malattie genetiche ereditarie sono raggruppate in cinque categorie principali:

Malattie genetiche cromosomiche
Hanno origine da un’alterazione del numero o della struttura dei cromosomi (come nel caso della trisomia 21 o sindrome di Down).

Malattie genetiche genomiche
Sono causate dalla perdita o dall’acquisizione di un discreto numero di geni, spesso interi segmenti di DNA da una specifica regione cromosomica (come nel caso della sindrome di DiGeorge che è dovuta alla perdita di un segmento del cromosoma 22, ed è causa di cardiopatie congenite complesse).

Malattie monogeniche o mendeliane
Sono dovute alla mutazione di un singolo gene, come nel caso della talassemia, una malattia del sangue che ha origine da un’anomalia dell’emoglobina, la principale proteina presente nei globuli rossi; altri esempi sono la fibrosi cistica e l’emofilia che è un difetto della coagulazione del sangue.

Malattie genetiche multifattoriali o complesse
Sono dovute all’effetto additivo di alcuni geni e dell’ambiente, come il difetto congenito della labiopalatoschisi, cioè il difetto di chiusura del labbro e/o del palato.

Malattie genetiche mitocondriali
Sono dovute alla mutazione del piccolo cromosoma circolare presente in copie multiple nel mitocondrio; queste malattie genetiche sono prevalentemente neuromuscolari.

Quali sono le malattie genetiche più comuni?

Ecco alcune tra le più diffuse malattie genetiche:

Fibrosi cistica
La fibrosi cistica è tra le malattie genetiche ereditarie più diffuse: è una malattia congenita, cronica ed evolutiva.
La fibrosi cistica si manifesta quando entrambi i genitori sono portatori: in questo caso c’è la probabilità del 25% che il figlio contragga la malattia.
Qual’è la causa della fibrosi cistica? Questa malattia è dovuta all’anomalia di una specifica proteina chiamata CFTR: Cystic Fibrosis Transmembrane Conductance Regulator.
I sintomi tipici della fibrosi cistica sono: difficoltà respiratorie, infezioni polmonari ricorrenti, problemi digestivi e problemi riproduttivi.
Questa malattia genetica coinvolge infatti numerosi organi ed apparati: l’apparato respiratorio (dalle prime vie aeree al tessuto polmonare), il pancreas (nella produzione di enzimi digestivi), il fegato, l’intestino e l’apparato riproduttivo.
Oggi l’età media di sopravvivenza per chi è colpito dalla fibrosi cistica è intorno ai 50 anni. Il trattamento di cura per questa malattia genetica deve essere continuo per tutto l’arco della vita e si basa su: dieta, fisioterapia, terapia antibiotica e terapia medico-chirurgica delle complicanze con trapianto dei polmoni.

Sindrome di Down
La sindrome di Down è un’anomalia cromosomica comune che colpisce il neonato soprattutto quando la madre è avanti negli anni: il rischio di insorgenza della sindrome di Down è infatti in rapporto con l’età materna.
La sindrome di Down è causata dalla presenza di una copia extra dei geni nel cromosoma 21. Le anomalie nel numero dei cromosomi sono più frequenti quanto più elevata è l’età della madre al momento del concepimento: le madri con età superiore ai 35 anni hanno un rischio più elevato di concepire bambini con sindrome di Down.
Un bambino affetto da questa malattia genetica presenta i seguenti sintomi: scarso tono muscolare nel viso, ritardi nello sviluppo e nella crescita, ritardo mentale medio-grave, problemi al cuore (cardiopatie) e problemi all’apparato digerente, parziale deficit immunologico e rischio maggiore di ammalarsi di leucemia.
La fiosonomia del bambino è indicativa nella diagnosi della malattia: il bambino con Sindrome di Down presenta infatti ipotonia (scarso tono muscolare) neonatale, viso tondo, naso piccolo e all’insù, palpebre oblique verso l’alto, macchie di Brushfield (punteggiatura bianca sul terzo medio esterno dell’iride), labbra sottili, mento piccolo, profilo piatto, padiglioni auricolari corti e dismorfici (cioè di forma anomala), collo corto con cute abbondante sulla nuca, mani corte.
Non esiste alcun trattamento farmacologico per la sindrome di Down, ma l’unica terapia possibile è quella riabilitativa, che consente l’inserimento scolastico, sociale e lavorativo.
Le persone Down raggiungono un soddisfacente grado di autonomia che consente il loro inserimento in attività lavorative e le attese di vita superano i 65 anni.
La sindrome di Down può comunque essere diagnosticata prima della nascita del bambino con un test prenatale.

Talassemia
La talassemia è una malattia del sangue: si manifesta quando l’emoglobina, la molecola che trasporta l’ossigeno nel sangue, non viene sintetizzata.
La talassemia spesso porta all’anemia e presenta sintomi simili: affaticamento, congestionamento della milza, dolori ossei, predisposizione alle fratture, respirazione faticosa, mancanza di appetito, urina scura, itterizia (ingiallimento della pelle e degli occhi), disfunzioni del fegato.

Distrofia muscolare di Duchenne
I sintomi della distrofia muscolare di Duchenne si manifestano di solito entro i primi 6 anni di età. Questa malattia genetica provoca debolezza e affaticamento muscolare (inizialmente nelle gambe e poi anche nella parte superiore del corpo), costringendo chi viene colpito sulla sedia a rotelle.
La distrofia muscolare di Duchenne è la malattia muscolare più comune, ed è grave. I primi sintomi sono la difficoltà nel salire le scale e la tendenza a cadere.
Prima dei 10 anni quasi tutti i bambini affetti dalla malattia sono costretti sulla sedia a rotelle. La debolezza muscolare progredisce fino a costringere a stare a letto. La morte avviene intorno ai 20 anni di età.
Dato che le persone colpite dalla distrofia muscolare di Duchenne non sopravvivono all’età della riproduzione, la malattia è trasmessa quasi esclusivamente dalle donne eterozigoti.
Altri sintomi tipici della distrofia muscolare di Duchenne sono: difficoltà cardiache e respiratorie, deformità del petto e della schiena, potenziale ritardo mentale.

Distrofia muscolare di Becker
I sintomi della distrofia muscolare di Becker sono simili a quelli della distrofia muscolare di Duchenne: affaticamento, indebolimento dei muscoli (soprattutto delle gambe) e potenziale ritardo mentale. Ma la debolezza muscolare della parte superiore del corpo è più grave nella malattia di Becker, mentre l’indebolimento della parte inferiore del corpo è più lento: le persone colpite dalla malattia sono costrette sulla sedia a rotelle prima dei 25 o 30 anni.

Test genetici per le malattie ereditarie

Grazie alla ricerca e alle conoscenze nell’ambito della genetica, la nostra consapevolezza del ruolo dei fattori genetici come causa di malattie ereditarie è aumentata notevolmente.
I test genetici consentono di prevedere con grande precisione la futura evoluzione della salute, perchè individuano le variazioni delle sequenze di DNA trasmissibili.
Un test genetico deve però essere sempre accompagnato da un’adeguata consulenza specialistica per aiutare le persone a comprendere la malattia: occorre essere informati sull’ereditarietà di una malattia, in modo da affrontare consapevolmente il rischio di trasmetterla ai propri figli.
I test genetici oggi a disposizione forniscono informazioni precise, esaurienti e obiettive alle persone colpite da una malattia ereditaria e alla loro famiglia, ma la consulenza specialistica è comunque necessaria come sostegno.

Molte delle alterazioni genetiche possono essere efficacemente evitate attraverso la prevenzione. Nella maggior parte dei casi il sospetto di una malattia genetica diventa evidente alla nascita di un figlio – o di uno stretto parente – affetto da un particolare disturbo: in questo caso viene eseguita un’indagine genetica “retrospettiva”, per verificare la diagnosi e per valutare il “rischio relativo”, ossia le probabilità esistenti che un figlio successivo possa essere ugualmente affetto dall’anomalia genetica.
Un altro importante aspetto della prevenzione consiste nella consulenza “preventiva”, che consente di identificare i soggetti portatori di possibili difetti genetici prima di concepire un figlio affetto dal disturbo. I soggetti eterozigoti (per un determinato gene anomalo) devono essere informati sul potenziale rischio cui vanno incontro in caso di concepimento di un figlio con un soggetto portatore della stessa anomalia genica. In questi casi è infatti necessaria un’accurata indagine su entrambi i partner, in vista di una futura procreazione.

Diagnosi prenatale delle malattie genetiche

Alle possibilità preventive si aggiunge la diagnosi fetale o prenatale, il cui scopo principale è quello di fornire tutte le informazioni possibili sui rischi di far nascere un bambino affetto da una malattia genetica o da una anomalia congenita. La diagnosi fetale o prenatale viene effettuata attraverso delle tecniche invasive e non invasive.

Le tecniche non invasive sono:

  • ecografia
  • traslucenza nucale, cioè un’ecografia per valutare l’accumulo di liquido nella nuca del feto
  • Tri Test da effettuare tra la 15° e la 17° settimana di gravidanza; è la valutazione combinata di alcuni ormoni che sono prodotti dal feto e dalla placenta, questo test stabilisce solo se c’è un rischio elevato che il feto sia affetto dalla sindrome di Down o da altre malattie cromosomiche
  • Bi Test che è sovrapponibile al Tri Test e si differenzia solo perché viene effettuato prima.

Le tecniche invasive sono:

Amniocentesi
E’ il prelievo del liquido amniotico con un ago sottile introdotto attraverso l’addome, operazione che viene guidata tramite ecografia per evitare danni al feto o alla madre.
Questo esame si effettua tra la 15° e la 16° settimana di gravidanza e può dare molte indicazioni sulla presenza di malattie genetiche.

Prelievo dei villi coriali
E’ il prelievo di tessuto coriale (del feto) che viene effettuato o transaddominale o per via transcervicale (attraverso la cervice uterina).
Questo esame viene effettuato più precocemente rispetto all’amniocentesi, ma presenta un rischio più elevato di aborto e non è possibile eseguire indagini sul liquido amniotico.
Questo tipo di test, anche per i rischi che comporta, viene quindi effettuato solo quando esiste un rischio molto elevato di malattia genetica, perché consente una diagnosi più precoce rispetto all’amniocentesi.

Funicolocentesi
E’ il prelievo di sangue effettuato dal cordone ombelicale e serve per la diagnosi di alcune malattie ereditarie del sangue, oppure per verificare che lo stato di salute del feto non sia stato compromesso da una malattia infettiva contratta dalla madre.

La diagnosi prenatale è utile per sapere se il nascituro sarà sano oppure se sarà portatore di una determinata patologia genetica. In alcuni casi il responso è certo, in altri casi la diagnosi prenatale dà solo la probabilità espressa in percentuale sul rischio della malattia genetica.
Anche quando c’è la certezza di un’anomalia genetica, solo i genitori possono decidere se scegliere o meno di interrompere la gravidanza.

Il tema delle malattie genetiche è molto ampio e complesso e si lega ad altri ambiti come quello delle malattie rare, che possono essere sia genetiche sia di altre tipologie come quelle metaboliche, tra cui la sindrome di Pompe e la malattia di Niemann-Pick.
L’interesse e la sensibilizzazione verso le malattie genetiche e in particolare quelle rare e rarissime aumenta di anno in anno grazie al contributo della ricerca medico-scientifica attraverso l’attività di enti, università e aziende del settore sanitario, al fine di offrire il supporto necessario per chi è affetto da patologie specifiche.

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