Nuovi casi di Hiv in Italia tra i giovani dai 14 ai 24 anni. Rischio contagio Hiv e il vaccino Tat per l’ Aids

L’ Aids è una malattia a trasmissione sessuale dovuta al virus dell’ Hiv. L’ Aids (sindrome da immunodeficienza acquisita) rappresenta lo stadio clinico terminale dell’ infezione da parte del virus dell’ immunodeficienza umana Hiv. Anche se le campagne mediatiche sul rischio Hiv sono (purtroppo) diminuite, l’ Aids rimane un’ emergenza anche in Italia. La Giornata Mondiale contro l’ Aids, indetta ogni anno il 1 Dicembre, è un importante momento di informazione sulla tematica dell’ Aids e della salute. La scelta del 1 Dicembre per la Giornata Mondiale contro l’ Aids non è casuale: il primo caso di Aids è stato diagnosticato il 1 Dicembre 1981. A distanza di quasi 30 anni dall’ inizio dell’ epidemia non si sono ancora fermati i casi di contagio da Hiv e, purtroppo, di Aids si continua ancora oggi a morire. La medicina ha fatto certamente dei progressi per la cura dell’ Hiv grazie alle terapie antiretrovirali, che pur non permettendo la guarigione consentono almeno di tenere sotto controllo l’ infezione da Hiv. Ma l’ emergenza Aids resta. Anche nei paesi industrializzati come l’ Italia infatti, la maggioranza delle persone infette da Hiv non è consapevole di esserlo: il virus dell’ Hiv è inizialmente asintomatico e questo rappresenta una grave minaccia nella propagazione del virus. E’ molto importante sottoporsi al test per l’ Hiv in caso di rapporti sessuali a rischio non protetti da preservativo. L’ uso del profilattico è una precauzione imprescindibile per evitare scambi di virus e batteri attraverso i rapporti sessuali. I giovani oggi sono una delle categorie a più alto rischio di infezione da virus HIV. Negli ultimi anni sono aumentati i casi di nuove infezioni con virus HIV tra i giovani di età compresa tra i 14 e i 24 anni. Molti giovani, infatti, vengono contagiati dal virus dell’ Hiv proprio durante i primi rapporti sessuali non protetti da preservativo.

I CASI DI HIV IN ITALIA E LE TERAPIE DI CURA PER L’ HIV

L’ Italia è un paese dove l’ accesso alle terapie per la cura dell’ Hiv è garantito e abbastanza efficiente, sia pure con delle differenze territoriali. Ciò significa che le persone che vivono con l’ Hiv (sono cioè sieropositive) hanno generalmente una buona qualità di vita e se curate per tempo non progrediranno verso la malattia dell’ Aids. L’ Italia è però anche un paese dove la prevenzione delle nuove infezioni da Hiv è carente: in Italia si fa poca informazione. L’ Istituto Superiore di Sanità parla di circa 4.000 nuovi casi di Hiv all’ anno, ma la sensazione degli esperti è che siano molti di più. Una sensazione supportata dal presupposto che una persona su 4 non sa di essere affetta dall’ Hiv e il test per l’ Hiv si fa troppo poco. Inoltre solo 13 Regioni in Italia hanno attivato un sistema di sorveglianza, ovvero di registrazione dei nuovi casi di Hiv. Ad esempio, per quanto riguarda l’ Emilia Romagna e la Lombardia (storicamente aree con numeri particolarmente alti di casi da Hiv), l’ Emilia Romagna ha un sistema di sorveglianza che prevede la registrazione dei nuovi casi di Hiv, ma la Lombardia no. I dati del COA (il Centro Operativo Aids dell’ Istituto Superiore di Sanità) posizionano l’ Italia fra i paesi dell’ Europa occidentale con un numero medio alto di nuove diagnosi di casi di Hiv per anno. Nonostante ciò, e se anche amministrazioni e politici periodicamente lanciano allarmi, poi difficilmente seguono azioni concrete di prevenzione e informazione sul rischio reale di Hiv. E di questo vuoto sono sempre più spesso le associazioni di volontari a doversi fare carico.

L’ esempio della Svizzera, attualmente l’ unico paese europeo che registra un trend in calo delle nuove infezioni da Hiv, dimostra che campagne informative semplici ed esplicite, incentivazione e distribuzione di preservativi, forti politiche di riduzione del danno per assuntori di droghe per via iniettiva, funzionano. In Italia, al contrario, si fa poca informazione, l’ educazione sessuale nelle scuole si fa poco e male, di discriminazione nei confronti delle persone che vivono con l’ Hiv non si parla più da molti anni, mentre il problema dell’ Aids c’è ancora. Questi sono tutti elementi che non incentivano comportamenti più sicuri nella popolazione che vive nella disinformazione. La Lila (Lega Italiana per la Lotta contro l’ Aids; www.lila.it) gestisce diversi centralini di informazione e l’ elaborazione delle richieste che riceve mostra una grande confusione. La Lila entra anche nelle scuole, e cerca di sopperire alla mancanza di informazione diffusa in Italia.

HIV E PREVENZIONE: INFORMAZIONE E USO DEL PRESERVATIVO CONTRO IL CONTAGIO DELL’ HIV

Per quanto riguarda l’ annosa questione del sesso più sicuro e dei preservativi, in Italia oltre il 70% delle nuove infezioni da Hiv è dovuto a rapporti sessuali non protetti da preservativo, più da parte di eterosessuali che di omosessuali. Eppure da anni, se non da sempre, si registra l’ assenza totale di una qualsiasi campagna istituzionale di incentivo all’ uso dei profilattici. Si dice che ormai i preservativi sono disponibili ovunque, ma non si discute mai del loro prezzo, che è piuttosto alto, soprattutto per i ragazzi. Tutto ciò che l’ Italia sta facendo è una blanda campagna per spingere le persone a fare il test Hiv, ma il test è solo uno degli strumenti della prevenzione e da solo non è sufficiente ad arrestare la diffusione del virus. Sarebbe opportuno anche lavorare di più e meglio sull’ informazione e sugli strumenti di prevenzione, a partire dai preservativi.

TRASMISSIONE DEL VIRUS DELL’ HIV E RISCHIO CONTAGIO

L’ infezione da Hiv provoca un indebolimento progressivo del sistema immunitario, aumentando il rischio di infezioni e malattie da parte di virus e batteri potenzialmente letali a lunga distanza, e che in condizioni normali potrebbero essere curati più facilmente. Dopo essere entrata in contatto con l’ Hiv, una persona può diventare sieropositiva e cominciare così a produrre anticorpi diretti specificamente contro il virus Hiv, dosabili nel sangue. La sieropositività implica che l’ infezione da Hiv è in atto e che è dunque possibile trasmettere il virus dell’ Hiv ad altre persone. La comparsa degli anticorpi Hiv, però, non è immediata. Il tempo che intercorre tra il momento del contagio da Hiv e la comparsa nel sangue degli anticorpi contro l’ Hiv è detto “periodo finestra” e dura mediamente 4-6 settimane, ma può estendersi anche a 6 mesi. Durante questo periodo, anche se la persona risulta sieronegativa è comunque in grado di trasmettere l’ infezione da Hiv. Per questo motivo è importante eseguire un primo test per l’ Hiv dopo un mese (o un mese e mezzo) dal rapporto a rischio e ripeterlo anche dopo 3 mesi e dopo 6 mesi. Da sieropositivi, è possibile vivere per anni senza alcun sintomo e accorgersi del contagio da Hiv solo al manifestarsi di una malattia. Sottoporsi al test della ricerca degli anticorpi anti-Hiv è l’ unico modo di scoprire l’ infezione.

Esistono tre diverse modalità di trasmissione dell’ Hiv: per via ematica (sangue), per via sessuale e per via materno-fetale. La trasmissione attraverso il sangue rappresenta la principale modalità di contagio responsabile della diffusione dell’ infezione da Hiv nella popolazione dedita all’ uso di droga per via endovenosa. Nel mondo, la trasmissione sessuale è la modalità di trasmissione più diffusa dell’ infezione da Hiv. L’ uso corretto del profilattico può annullare il rischio di infezione durante ogni tipo di rapporto sessuale con ogni partner. La trasmissione da madre a figlio può avvenire durante la gravidanza, durante il parto o l’ allattamento. Oggi è possibile ridurla al di sotto del 4% somministrando un farmaco alla mamma e al neonato.

E’ bene ricordare che il virus dell’ Hiv non si trasmette attraverso strette di mano, abbracci, vestiti, baci, sudore, muco, e non si trasmette attraverso bicchieri, posate, lenzuola o punture di insetti. Il virtus dell’ Hiv non si trasmette nemmeno frequentando palestra, piscina, docce, gabinetti, scuole e luoghi di lavoro, mezzi di trasporto, ristoranti, bar, locali pubblici.

CURA DELL’ AIDS: IL VACCINO TAT

Proprio recentemente è stato reso noto che il vaccino terapeutico Tat, conosciuto anche come il Vaccino AIDS Italiano, è stato sperimentato con successo in studi preclinici. Questo vaccino riporta verso la normalità le funzioni immunitarie dei malati di Aids. La dottoressa Barbara Ensoli, del Centro Nazionale AIDS dell’ Istituto superiore di Sanità, sta sviluppando il vaccino. Uno studio pubblicato sulla rivista PlosOne, che riporta i risultati dell’ analisi ad interim della sperimentazione clinica di fase II, dimostra che in 87 pazienti trattati dopo 48 settimane migliora notevolmente il sistema immunitario già compromesso dal virus, grazie appunto all’ azione del vaccino Tat combinato con la terapia antiretrovirale.

L’ ASSOCIAZIONE LILA PER LA LOTTA CONTRO L’ AIDS

Lila (Lega Italiana per la Lotta contro l’ Aids; sito internet: www.lila.it) è un’ associazione senza scopo di lucro nata nel 1987 che agisce sull’ intero territorio nazionale attraverso le sue sedi locali. La Lila è organizzata attraverso una sede nazionale, con aree di servizio finalizzate alla prevenzione dell’ Hiv, alle terapie, alla riduzione del danno, alla prostituzione, al carcere, alla difesa dei diritti. La sede nazionale della Lila opera per uno sviluppo delle politiche sociosanitarie e per la crescita delle sedi locali che agiscono a livello regionale, provinciale e cittadino. Lila collabora con altre associazioni non governative italiane ed europee, e con le principali istituzioni nazionali e internazionali.

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