I test prima della gravidanza per le malattie ereditarie: fibrosi cistica, atrofia muscolo-spinale, sordità congenita

Sono tanti e sempre più richiesti i test genetici che offrono informazioni preziose sulle malattie ereditarie, anche su quelle nascoste. I test genetici oggi a disposizione si basano sulla medicina mo­lecolare: ogni molecola del nostro Dna, infatti, è come un “diario” degli eventi che accadranno. I nostri geni racchiudono pre­ziose informazioni sulla predisposizione (o la resistenza) alle malattie e sull’ eventuali­tà di trasmetterle ai figli. Grazie ai test genetici, da eseguire con esami ormai noti come la villocentesi in gravidanza, si possono diagnosticare ano­malie genetiche e malformazioni fetali. In particolare, i test dell’ amniocentesi e della villocentesi in gravidanza servono per diagnisticare la sindrome di Down (per ulteriori informazioni sui test dell’ amniocentesi e della villocentesi, leggere anche l’ articolo correlato, Cliccare qui: Sindrome di Down e gravidanza: i test di amniocentesi e di villocentesi. Diagnosi prenatale Sindrome di Down).

I test genetici possono anche essere eseguiti prima di programmare una gravidanza, per escludere di essere portatori di malattie trasmissibili. Dal 2000, il ricorso ai test genetici prenatali è au­mentato in Italia. I test genetici sono costosi (anche per il Servizio sanita­rio nazionale) e complessi, perciò devono sempre esse­re accompagnati dalla consulenza di un genetista che indirizzi la coppia verso gli esami davvero necessari e la aiuti a interpretarne l’ esito.

In genere, chi ricorre ai test genetici prima del concepimento lo fa perché in famiglia ci sono precedenti di malattie ereditarie, o perché uno dei due partner ne è affetto o portatore sano. Oppure si tratta di donne che hanno utilizzato farmaci con effetti sul Dna (come alcuni chemioterapici) dannosi per il feto, che sono state esposte a radiazioni, o a metalli pesanti. I test ge­netici sono di routine per chi si affida alla fecondazione assistita: alterazioni genetiche sono presenti nel 15% circa degli uomini e nel 10% delle donne sterili. Queste coppie arrivano già con un’ indicazione sugli esami da fare. Altre coppie invece non presentano specifici fattori di rischio, ma desiderano escludere le principali malattie ereditarie.

In assenza di malattie genetiche che emergano dall’ analisi dell’ albero familiare non c’è però una effettiva ragione di sottoporsi a un test genetico per la coppia. Il rischio che un bambino possa essere affetto da un disturbo raro presente in entrambi i ge­nitori ma che non si è mai presentato è infinitesimale e con gli attuali metodi di ricerca non è nemmeno indagabile in modo preciso. In effetti, molti test genetici non sono in grado di fornire risposte davvero definitive: le malattie genetiche sono migliaia, tante dipendono da più geni e non tutti sono noti. Infine, i test genetici non sono in grado di identificare tutte le possibili mutazioni. E’ inoltre importante ricondare che l’ essere portatore di un disturbo genetico non significa automaticamente che questo si presente­rà nel feto. I test genetici vanno quindi preferibilmente fatti solo se c’è una storia familiare che indichi un maggior rischio e in un centro di fiducia del medico che segue la coppia.

La consulenza genetica è un col­loquio che mira allo studio dell’ albero genealogico della famiglia. Spesso, apparentemente, non ci sono problemi. Poi salta fuori per esempio un cuginetto che ha cominciato a camminare molto tardi e con difficoltà, o una zia che ha avuto numerosi aborti. La coppia viene stimolata a ricordare il più possibile. È importante sapere se tra i partner c’è un qualche grado di parentela: ciascuno di noi ha circa 100 mu­tazioni nel proprio genoma che però rimangono silenti se non si incontra un portatore della stessa mutazione, e se si fa parte di una medesima famiglia è più facile che ciò avvenga. Il genetista, con un calcolo ma­tematico, può stabilire la percentuale di rischio di concepire un figlio affetto da anomalia. Si fanno anche domande sull’ ambiente dove si vive e sulla professione, per verificare se esiste un rischio di esposizione a sostanze che possono alterare il Dna. Questo colloquio dovrebbero farlo tut­te le coppie che vogliono un figlio. È un piccolo investimento del proprio tempo che può permettere, in futuro, di evitare accertamenti invasivi e ansie. In caso di rischio generico, viene tracciato il cariotipo: la cosiddetta mappa cromosomica attraverso cui si cer­cano le malattie genetiche più comuni, come le anoma­lie cromosomiche o la fibrosi cistica. Una volta in possesso dei risultati, l’ esperto spiega come interpretarli. Il fine stesso degli esami, infatti, è diverso: un test diagnostico conferma o smentisce il sospetto di una anomalia, un test di identificazione dei portatori sani informa invece sulla possibilità di trasmettere una pa­tologia ai figli, mentre un test di suscettibilità individua situazioni che comportano un aumento del rischio di sviluppare una malattia anche in base allo stile di vita. Queste differenze devono essere chiare per evitare che le coppie compiano scelte non consapevoli, magari rinunciando ai figli per timori infondati. Dev’essere anche spiegato che nessun esame di screening consente di azzerare to­talmente il rischio.

GLI ESAMI MEDICI E I TEST PRIMA DELLA GRAVIDANZA

Gli esami preconcezionali (prima di procreare un figlio) devono essere fatti con gradualità, cominciando con prelievi del sangue e tamponi. Per entrambi i part­ner vengono valutati gruppo sanguigno, virus Hiv, virus Epatite B e C, sifilide. Si fa anche l’ elettroforesi dell’ emoglobina: se l’ emocromo risulta anomalo, l’ esame permette di identificare la talassemia (si tratta di un gruppo di malattie ereditarie caratterizzate da un errore nella produzione dell’ emoglobina che può causare anemia, ingrossamento della milza e, nei casi più gravi, può portare alla morte). Segue quindi il dosaggio per la ri­cerca del favismo: un difetto congenito di un enzima nei globuli rossi che ne provoca la distruzione se la persona ingerisce fave, piselli, altre sostanze vegetali o alcuni farmaci. Solo se questi due esami del sangue risultano alterati, si prosegue la ricerca di talassemia e favismo con i test genetici. Altri esami “preliminari” riguardano gonococco-gonorrea, mycoplasma e clamydia (si tratta di malattie a trasmissione sessuale; per ulteriori informazioni sulle malattie a trsamissione sessuale e sui rischi in gravidanza, leggere anche l’ articolo correlato, Cliccare Qui: Malattie a trasmissione sessuale: Papilloma Virus, Clamidia, Epatite B, Hiv e Aids, Herpes Genitale ). Per la donna inoltre si eseguono gli esami per: toxoplasma, rosolia, citomegalovirus, herpes, varicella. Per l’ uomo, si esegue lo spermiogramma, che analizza le caratteristiche degli spermatozoi.

LA MAPPA CROSOMONICA: sindromi e problemi di infertilità di coppia

Il patrimonio genetico di ogni persona, cioè il cariotipo, è costituito da 46 cro­mosomi. La sua analisi, quindi, è una rappresentazione ordinata del corredo cromosomico: si esegue sul sangue di entrambi i part­ner, analizzando i cromosomi contenuti nei linfociti. Se qualche cromosoma “manca” o è ripetuto, la persona può essere affetta da una sindrome. Ma anche nelle persone sane sono frequenti questi errori cromosomici. Le conseguenze possono essere problemi di fertilità: la donna o l’ uomo potrebbero avere gameti, cioè le cellule riproduttive (ovulo o sperma) con contenu­to genetico anomalo e quindi difficoltà a concepire o a portare avanti la gravidanza, con il rischio di trasmettere gli stessi problemi a un eventuale figlio

IL TEST PER LA DIAGNOSI DELLA FIBROSI CISTICA

La fibrosi cistica è la più diffu­sa malattia genetica autosomica (cioè che colpisce uno dei cromosomi non sessuali, gli autosomi, appunto). In Italia la fibrosi costica colpisce un bambino su circa 3 mila, ma altri possono esserne affetti in forma atipica o sfu­mata. Per esempio, alcune forme di sterilità maschile sono causate da una “lieve” fibrosi cistica che causa la mancanza dei dotti deferenti, cioè i canali nell’ apparato genitale dove transitano gli spermatozoi. La fibrosi cistica viene trasmessa dai genitori attraverso un gene mutato, il CFTR: i portatori sani di fibrosi cistica sono una persona ogni 27, quindi la possibilità che due portatori sani si incontrino è molto alta, e la loro probabilità di avere un figlio malato è del 25%. In pratica, le cellule che rivestono internamente molti organi vitali (bronchi, pancreas, intestino, dotti biliari, ghiandole del sudore, e così via) in chi è malato di fibrosi cistica sono prive o carenti di una proteina, perciò le secrezioni degli organi sono dense e ristagnano, danneggiandoli. La malattia della fibrosi cistica ha molte forme, perché le mutazioni del gene sono oltre mille: la fibrosi costica può manifestarsi nelle prime settimane di vita, durante l’ adolescenza o nell’ età adulta, in genere in forma meno grave. Il test per la diagnosi della fibrosi cistica consiste in un esame molecolare (prelievo di sangue e analisi dei cromosomi contenuti nei linfociti) che cerca le mutazioni più severe e più frequenti di fibrosi cistica nella popolazione italiana. Il test è gratuito per le coppie che hanno problemi di infertilità: la procreazione medicalmente assistita comporta trattamenti medici invasivi, trattamenti ormonali molto pesanti e un carico psicologico gravoso. La consapevolezza di essere entrambi portatori del gene mutato della fibrosi cistica e quindi di correre il rischio elevato di avere un figlio affetto da fibrosi cistica può suggerire agli aspiranti genitori un percorso alternativo, come l’ adozione. Se invece la coppia decide di proseguire nella ricerca di una gravidanza, può richiedere a un centro per la fecondazione assistita la diagnosi preimpianto dell’ embrione, per avere la sicurezza che il figlio sia sano: una strada più facilmente percorribile all’ estero, date le limitazioni in Italia della Legge 40 sulla procreazione medico assistita, che impedisce una “selezione” degli embrioni sani.

IL TEST PER LA DIAGNOSI DELL’ ATROFIA MUSCOLO-SPINALE

La seconda malattia genetica recessiva più comune nella popolazione è l’ atrofia musco­lo-spinale: c’è un portatore sano ogni 40-50 persone e colpisce un bambino su 8-10 mila nati. Il malato di atrofia musco­lo-spinale ha entrambe le copie del ge­ne SMN1 assenti, mentre i portatori sani ne hanno una assente e una normale. Per una coppia di portatori sani il rischio di avere figli affetti da atrofia musco­lo-spinale è del 25%. Si conoscono tre forme principali di atrofia musco­lo-spinale, di diversa gravità, tutte caratterizzate da progressiva degenerazione dei neuroni del midollo spinale che causa atrofia e debolezza dei muscoli del tronco e degli arti. Nella forma più acuta, l’ atrofia musco­lo-spinale può manifestarsi nei primi mesi di vita o addirittura durante la gravidanza, e causare anche paralisi dei muscoli respiratori; in altre forme, l’ atrofia musco­lo-spinale ha decorso cronico con un’ aspettativa di vita anche oltre l’ età adulta, ma con difficoltà di movimento, cifosi e scoliosi della colonna vertebrale, insufficienza respiratoria e altre complicanze. Il test genetico con­siste sempre nell’ esame del sangue ed estrazione del Dna col metodo molecolare, per ricercare il numero di geni SMN1. Quello su portatore sano è un esame molto sofisticato e non tutti i laboratori di genetica sono attrez­zati per farlo. Nella maggior parte dei casi, il test ge­netico viene fatto sul bambino stesso, quando vi sia il sospetto di atrofia mu­scolo-spinale. Per la coppia di portatori che deve affrontare il problema, oltre a un percorso di fecondazione assistita con diagnosi preimpianto, è possibile poi il controllo della gravidanza, con l’ analisi del Dna estratto dal villo coriale o dalle cellule del liquido amniotico. La decisione di fare test prenatali e le scelte da compiere dopo l’ esito pos­sono essere molto difficili. È indispensabile il sostegno di un consulente genetista in questi casi.

IL TEST PER LA DIAGNOSI DELLA SORDITà CONGENITA

La sordità congenita è uno degli esami prenatali più eseguit, ma può essere ricercata anche at­traverso un test genetico. La sordità congenita è una patologia molto diffusa, perché colpisce un neonato su mille. Si tratta però di una malattia assai eteroge­nea: la sordità può infatti essere ereditaria o no e più o meno grave; può essere isolata o parte di una sindrome genetica complessa. Tuttavia, il 60% delle forme di sor­dità infantili sono ereditarie e isolate, e in questo caso indagabili con un test genetico che ricerca, nei genitori sani, le mutazioni dei geni Connessina 26 e 30, responsabili del 70% dei casi di sordità congenita trasmissibile. Però, dato che non tutti i geni responsabili delle numerose forme di sordità ereditaria sono stati identificati, l’ analisi mo­lecolare andrebbe fatta solo nei familiari di persone affette o dopo aver chiesto un parere al genetista.

COSTI DEI TEST PRIMA DELLA GRAVIDANZA

Costi a persona per ese­guire gli esami privatamente:
– Cariotipo: 100 euro
– Fibrosi cistica: 250 euro
– Atrofia muscolo spinale: 200 euro
– Connessine (30-26-mitocondri): 800 euro
– B-talassemia: 200 euro
– Favismo: 200 euro

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